La definizione comune della parola Apocalisse, riportata sul dizionario, ha il significato di oscuro, pauroso. L’aggettivo derivato di apocalittico o catastrofico si addice molto alle situazioni descritte in questo profetico libro. Dal suo studio capiremo, per mezzo dello Spirito Santo, quello che Dio ha preparato negli ultimi tempi, dove la sua ineguagliabile Onnipotenza e la sua Giustizia assoluta si manifesteranno con l’ira di Dio che si abbatterà su chi avrà rifiutato il messaggio di salvezza esposto principalmente nell’Evangelo di Cristo, per non aver “lavato” i propri peccati nel sangue dell’Agnello.
Dalla risposta di Gesù alla preoccupazione di Pietro nei riguardi della sorte del discepolo (Gv.13:23; 21:7,20), che Gesù amava: “Se voglio che lui rimanga finche io venga, che te ne importa? Tu seguimi!” (Gv.21:22), Gesù rivelò con questo che l’apostolo Giovanni, avrebbe visto il ritorno di Gesù perché a lui fu destinato la rivelazione della fine dei tempi. Tale rivelazione fu manifestata mentre egli si trovava nell’isola di Patos, per la testimonianza di Gesù.
Iniziamo la narrazione fedele degli avvenimenti citati nell’introduzione, presentandoli in dettaglio.
Capitolo 1.
Il primo verso del capitolo 1 espone la rivelazione delle “…cose che devono accadere rapidamente…”, dovremmo, per questo motivo, avere un gran timore e tremore di Dio. Circa 2000 anni fa, già questa frase: “beato chi legge e beati coloro che ascoltano le parole di questa profezia e serbano le cose che vi sono scritte, perché il tempo è vicino“, avvertiva dell’imminenza e della rapida sequenza dei fatti, quanto più lo è oggi.
Capire e custodire nel nostro cuore le verità raccolte in questo libro è una benedizione, chiedendo l’unzione divina, traboccanti di Spirito Santo e accostandoci al suo trono di Grazia con cuore aperto e puro.
Chi ha rivelato queste cose è Gesù Cristo, colui che, risuscitato dai morti, è salito in cielo (Atti 1:9; Col.1:18). Così come è asceso al cielo, Egli si ripresenterà sulle nuvole per rapire la Sua Chiesa ed ancora una volta apparirà dal cielo su un cavallo bianco, insieme al suo esercito (la Sposa). In questa circostanza ogni occhio lo vedrà, come anche gli appartenenti alla casa di Israele, anche la tribù di Giuda che lo hanno messo a morte (trafitto), mentre al residuo scelto, dice: “Riverserò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto; faranno quindi cordoglio per lui, …come si è grandemente addolorati per un primogenito” (Zac.12:10).
Gesù profetizzò la sua venuta: ”E allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell’uomo; e tutte le nazioni della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nuvole del cielo con potenza e grande gloria” (Mt.24:30).
In sintesi, in quel giorno, quando Gesù apparirà nel cielo su di un cavallo bianco (il cavallo bianco è simbolo di Vittoria) , insieme alla Sua chiesa, in ordine gli avvenimenti di quell’ultimo giorno di vita per coloro che hanno preferito la menzogna alla verità: prima la vendemmia (morte di tutti gli empi) (Ap.14). Gesù profetizzò: “…Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano, invece, riponetelo nel mio granaio” (Mt.13:30).
Il grano, raccolto con la mietitura dagli angeli, rappresenta la prima risurrezione dei martiri Ebrei della grande tribolazione (Ap.20:6) compresi quelli dal giusto Abele al profeta Zaccaria (Lc 11:51). Subito dopo gli eventi della vendemmia e la mietitura, che avverrà nella guerra di Armagheddon, seguirà la distruzione con fuoco dei cieli e della terra (2Ptr.3:1; Ap.6:12,13,14), Dio ricreerà tutto nuovo (Is.66:22; Is 65:17; 2P 3:13; Ap.21.5) inizierà il millennio di pace per il residuo di Israele; i giusti erediteranno la Terra per sempre (Sal.37:29), la santa città (Gerusalemme terrena) indicata come il campo dei santi e la Gerusalemme celeste che scenderà da presso Dio “la diletta città” Ap.20:9; 21:10; 3:12.
Al termine dei mille anni, tutti i morti compariranno, nell’ultima risurrezione, davanti al trono di Dio per essere giudicati, ciascuno per le sue opere e tutti quelli, il cui nome non sarà trovato scritto nel libro della vita, saranno condannati per l’eternità: “E vidi i morti, grandi e piccoli, che stavano ritti davanti a Dio, e i libri furono aperti; e fu aperto un altro libro, che è il libro della vita; e i morti furono giudicati in base alle cose scritte nei libri, secondo le loro opere” (Ap.20:12).
Analizzeremo in particolare il modo ed i tempi della destinazione finale per i fedeli, giustificati per il sangue di Gesù e per i non credenti che non lo hanno accettato come personale Salvatore, continuando a seguire il mondo e il suo ambizioso piano, fino al grande giorno.
Il verso 4 fa riferimento esplicito “…alle sette chiese che sono in Asia, grazia a voi e pace da colui che è, che era e che ha da venire, e dai sette Spiriti che sono davanti al suo trono“.
Da notare che i sette Spiriti di Dio (v.4; Ap.4:5) o sette lampade o sette occhi percorrono ancora tutta la terra (Zac.4:10), come lo Spirito Santo dimora nei cuori dei fedeli, fino a quando verrà tolto (2Tess.2:7) insieme alla Chiesa. Essi indicano il potere di Dio, che è in Gesù, che dichiara: “…queste cose dice colui che ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle…” (Ap.3:1). Inoltre osserviamo che il numero sette rappresenta un’espressione di grandezza, di potenza e di completezza di Dio, ricorrente in molteplici parti della Bibbia, es. Zac.1:9 4:16 e 10, Ap.5-5, Gen.1, come nel settimo giorno fu data questa rivelazione a Giovanni.
Egli si trovò nello spirito e sentì una voce dietro di lui che diceva: “Io sono l’Alfa e l’Omega, il primo e l’ultimo, e ciò che tu vedi scrivilo in un libro e mandalo alle sette chiese che sono in Asia“; chiese che erano già fondate dagli stessi Apostoli.
Gesù mostra, nelle lettere, le condizioni che attraversavano le chiese esistenti in quelle località ed in quel tempo, ma anche rispecchia i sette periodi della Chiesa nel mondo, dalla sua nascita alla fine.
Adesso ci troviamo nell’ultimo e settimo tempo.
Per avere un’idea della durata di un periodo, per curiosità, potremmo dividere i duemila anni circa, già trascorsi, in sette ed arriveremo ad una conoscenza approssimata della durata o suddivisione annuale di ogni singolo evento. Non possiamo così stabilire con accuratezza il giorno e l’ora della fine del tempo della Grazia, concessoci da Dio per il ravvedimento e la salvezza dei Gentili, che si concluderà con il rapimento della Chiesa di tutti i fedeli. Dobbiamo solo affidarci esclusivamente all’affermazione di Gesù che dichiarò “Quanto poi a quel giorno e a quell’ora, nessuno li conosce, neppure gli angeli dei cieli, ma soltanto il Padre mio“.
Noi non possiamo sapere il momento preciso, ma il tempo siamo in grado di riconoscerlo. Gesù stesso lo dichiara: “…Quando si fa sera voi dite: – Farà bel tempo perché il cielo rosseggia -. E la mattina dite: – Oggi farà tempesta perché il cielo tutto cupo rosseggia -. Ipocriti, ben sapete dunque distinguere l’aspetto del cielo, ma non riuscite a discernere i segni dei tempi?” (Mt.16:2,3).
“Ora imparate dal fico questa similitudine: quando ormai i suoi rami s’inteneriscono e le fronde germogliano, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi, quando vedrete tutte queste cose, sappiate che egli è vicino, anzi alle porte” (Mt.24:32,33; Mrc.13:28,29; Lc.21:30,31). Riflettendo attentamente e contando le settanta settimane stabilite per Israele, che l’angelo rivelò al profeta Daniele (Dan.9:24,25), possiamo arrivare a conoscere l’anno in cui sarà rapita la Chiesa e la chiusura del tempo della Grazia per i gentili. (Per uno studio approfondito rimandiamo alla lettura dell’argomento omonimo).
Noi oggi viviamo l’inizio delle doglie di parto (Mt.24:8). Sicuramente il momento si avvicina, siamo in attesa, alle porte della fase finale, in relazione di similitudine con l’ultima chiesa di Laodicea.
Tutte le chiese si trovavano in Asia, elencate in ordine a partire da Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea; le lettere sono state indirizzate all’Angelo della Chiesa che è il messaggero, il responsabile o il missionario.
L’apostolo riferisce che la voce ascoltata era come il fragore di molte acque e, quando si voltò, vide sette candelabri d’oro e in mezzo ad essi notò uno simile ad un Figlio d’uomo, Gesù, raffigurato in Apoc.1:14 in tutto il suo splendore, che teneva nella sua mano destra sette stelle e dalla sua bocca usciva una spada a doppio taglio acuta, la Parola di Dio, che è per la salvezza e per la condanna dell’uomo.
Gesù stesso chiarisce il significato dei simboli riguardo ai sette candelabri e alle sette stelle: “…Le sette stelle sono gli angeli delle sette chiese, e i sette candelabri che hai visto sono le sette chiese“. Due figure importanti, le stelle che brillano ed i candelabri o contenitori di olio per illuminare.
A Giovanni sono stati indicati tutti i periodi, dal primo della Pentecoste o discesa dello Spirito Santo, all’ascesa di Gesù al cielo e fino a quando tornerà di nuovo a riprendersi la sua Chiesa, composta da tutti i credenti che hanno accettato Gesù, hanno messo in pratica la sua Parola e hanno lavato i loro peccati nel sangue dell’Agnello (Gesù).
Come vedremo Gesù si identifica all’inizio di ogni lettera, da quella di Efeso a quella di Laodicea.
EFESO (Capitolo 2).
Gesù si presenta all’apostolo Giovanni, chiedendo di scrivere all’angelo della chiesa di Efeso!: “ … queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro” (v.1).
Efeso, la prima chiesa fondata dagli Apostoli, viene definita molto fedele, perché mette alla prova coloro che si ritengono Apostoli ma non lo sono, che si affatica senza stancarsi per il nome di Cristo.
L’angelo della chiesa ovvero tutti i conduttori e i responsabili (coloro che imparano la Parola e la insegnano) vengono ripresi, perché avevano lasciato il primo amore, che avevano avuto. Li ammonisce di accorgersi dove sono caduti, esortandoli al ravvedimento e di compiere le opere di prima, con l’avvertimento del suo intervento per rimuovere il candelabro dal suo posto, in caso contrario.
Essi avevano abbandonato la cosa più importante, l’amore dimostrato alla conversione; vengono invitati a tornare indietro per poter ricevere il premio a loro riservato: di mangiare del frutto dell’albero che è in mezzo al giardino di Dio (Gen.3:22,24; Ap.22:2). Anche a noi oggi, ci viene richiesto di tornare allo zelo del primo amore, perciò sforziamoci di essere e rimanere alla presenza di Dio, sempre di più.
SMIRNE.
“E all’angelo della chiesa in Smirne scrivi: queste cose dice il primo e l’ultimo, che morì e tornò in vita” (v.1).
Gesù è il primogenito di ogni creatura (Col.1:18; Apoc.1:4).
La Chiesa di Smirne, in riferimento anche al periodo stabilito, era molto povera come sottolineato: “Io conosco le tue opere, la tua tribolazione, la povertà (tuttavia tu sei ricco)…”.
Sicuramente erano abbondanti nel lato spirituale, ma fa presente dell’arrivo di sofferenze riguardanti la prigionia e la persecuzione per un periodo di dieci giorni, che possono essere valutati anche in dieci anni, come confermati dalla storia. Qualunque sia stata la durata è da segnalare la loro forza spirituale cercata e sviluppata per superare gli anni di afflizione, tali da renderli i più ricchi e forti dei rimanenti periodi. A loro è stata riservata la corona della vita come ricompensa. Ogni qualvolta termina la lettera Gesù dice: ”Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese”. Questo è un chiaro avvertimento per tutti coloro che hanno lo Spirito Santo, di ascoltarlo.
PERGAMO.
“E all’angelo della chiesa in Pergamo scrivi: queste cose dice colui che ha la spada affilata a due tagli” (v.1).
Gesù ha la spada a doppio taglio (Apoc.1:16; Apoc.19:15).
Il terzo messaggio, dedicato all’angelo della chiesa di Pergamo, si rivolge con “Io conosco le tue opere e dove tu abiti, là dove Satana ha il suo trono, tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me…”.
In tale epoca, nella chiesa di Pergamo, si riscontra l’influenza estranea di riti pagani caratteristici della nuova emergente chiesa idolatra, i cui adepti, denominatisi cristiani, non erano seguaci della dottrina, perché in effetti rigettavano la sovranità esclusiva di Cristo, sostituendola con l’adorazione ad altri oggetti di culto. Il loro operato, legittimato da dogmi umani, rispettosi della tradizione, risulta un allontanamento sempre maggiore dall’Iddio vivente e Creatore, per rivolgersi alle creature. Ecco la costituzione del regno di satana.
La chiesa accoglieva tra loro i seguaci della setta dei Nicolaiti.
Dio indirizza al destinatario un avvertimento, adempiuto in seguito: “ravvediti dunque, altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca” (v.16), (la stessa spada acuta a doppio taglio che era nella bocca di Gesù, nella visione): la Parola di Dio.
Nel v.13 si fa cenno che satana aveva stabilito il suo regno, ciò induce ad una riflessione sull’origine del dominio demoniaco, chiamato grande Babilonia, stabilitosi in Roma ed estesosi per tutto il mondo. Notiamo che nelle due lettere precedenti non viene menzionato nella chiesa alcun peccato di idolatria o di fornicazione, anche se essa dilagava fra tutti i popoli pagani, perché satana non aveva ancora formato il suo impero in Roma, città da lui scelta per collocarvi il suo trono.
Ai vincitori di questa era, Dio darà un meraviglioso premio: di mangiare della manna nascosta e donar loro una pietruzza bianca sulla quale è scritto un nome che nessuno conosce, se non colui che la riceve.
TIATIRA.
“E all’angelo della chiesa in Tiatira scrivi: queste cose dice il Figlio di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco e i cui piedi sono simili a bronzo lucente” (v.1).
Gesù è il Figlio di Dio, da lui stesso dichiarato, che ha gli occhi come fiamma di fuoco (Apoc.1:14).
Questo periodo era fiorente per questa chiesa, essa camminava in fedeltà a Dio come confermato da “io conosco le tue opere, il tuo amore, la tua fede, il tuo servizio e la tua costanza e so che le tue ultime opere sono più numerose delle prime” (v.19).
Un esempio cui noi oggi vorremmo assomigliare soprattutto per la perseveranza.
I falsi profeti si erano infiltrati come Iezabel tra Israele, ipocrita profetessa e idolatra che odiava i servitori dell’Eterno e perseguitò i profeti dell’Eterno compreso il profeta Elia per ucciderlo (1Re.21:25).
Il paragone ci mostra che, nella chiesa, si possono insinuare persone che inducano i fedeli alla fornicazione od a mangiare cose sacrificate agli idoli, introducendo eresie di false dottrine, fondate su precetti umani anziché divini, come la venerazione dei santi e della madonna.
Dio concesse tutto il tempo della Grazia per ravvedersi, ma lei non lo sfruttò (v.22,23).
Alla chiesa, a quelli che non hanno conosciuto le profondità di Satana, stabilisce di non voler aggiungere altro peso, ma promette un premio: “a chi vince e ritiene fino alla fine le opere mie, darò potestà sulle nazioni; ed egli le governerà con uno scettro di ferro, ed esse saranno frantumate come vasi d’argilla, come anch’io ho ricevuto autorità dal Padre mio; e darò a lui la stella del mattino“.
Da sottolineare che questa chiesa si è mantenuta fedele al nome di Cristo pur vivendo circondata dall’idolatria.
SARDI (Capitolo 3).
“E all’angelo della chiesa in Sardi scrivi: queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Io conosco le tue opere; tu hai la reputazione di vivere, ma sei morto” (v.1).
Gesù ha i sette Spiriti di Dio e le sette stelle (Apoc.1:20); egli è il capo della Chiesa e ha ricevuto da Dio, il Padre, piena autorità (Vedi v.23).
Quinto tempo della chiesa, contraddistinto da questi avvertimenti chiari: “io conosco le tue opere; tu hai la reputazione di vivere, ma sei morto. … perché non ho trovato le tue opere compiute davanti al mio Dio. Ricordati dunque quanto hai ricevuto e udito; serbalo e ravvediti. Se tu non vegli, io verrò su di te come un ladro…”.
Le loro anime si erano raffreddate dimenticandosi della grandezza di Dio e di quello che Egli aveva fatto per loro; le opere di amore, di fede, di costanza e di servizio non erano compiute.
C’erano alcuni che non si erano contaminati ed avevano le loro vesti bianche, camminando con Gesù, perché ne erano e ne sono degni.
Ai fedeli persistenti offre eccellente garanzia di non cancellare il nome dal libro della vita, ma lo confesserà davanti al Padre e agli angeli.
FILADELFIA.
“E all’angelo della chiesa in Filadelfia scrivi: queste cose dice il Santo, il Verace, colui che ha la chiave di Davide, che apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre” (v.1). (cfr. Is.22:22). Gesù è il Santo di Dio (Lc.4:34; Gv.6:69).
Sesta lettera inviata alla chiesa di Filadelfia riportando esplicitamente “…ecco, io ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, nonostante tu abbia poca forza, hai custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, io ti consegno alcuni della sinagoga di Satana,… li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi e conosceranno che io ti ho amato“.
Soffermiamoci ed osserviamo come Dio mandò dalla sinagoga di satana, persone che affermavano di essere giudee, ma non lo erano, per invitare ad una riflessione su quanti oggi si definiscono cristiani, ossia seguaci di Cristo, ma in effetti non lo sono, dimostrandolo attraverso le loro opere (Mt.7:16-20).
Un pregio importante è evidenziato in questa chiesa o periodo: non aver rinnegato il nome di Gesù, come invece è emerso per il periodo successivo della chiesa di Laodicea, i cui conduttori, identificati nell’unico angelo, perché guidati da un unico Spirito, vengono fortemente ripresi. Un elogio meraviglioso viene indicato attraverso l’espressione: “poiché hai custodito la parola della mia costanza, anch’io ti custodirò dall’ora della prova che verrà su tutto il mondo, per mettere alla prova coloro che abitano sulla terra” (c.3 v.10).
Dio preserva tutta la sua Chiesa dal periodo di prova dei sette anni, di cui gli ultimi tre e mezzo del regno satanico, salvaguardando quelli che hanno serbato fedelmente la sua Parola, perseverando in essa. Il periodo di Filadelfia è stato preservato dalla grande prova, ovvero da tutti gli strumenti satanici in evoluzione, come ad esempio da forme di governo dittatoriali o eccessivamente liberali, dall’epoca del consumismo allo sviluppo della scienza diabolica e della ricerca incontrollata. Anche tutti i mezzi tecnologici a disposizione contribuiscono sempre di più a distrarre il cristiano dal servire l’Eterno, regolando la sua vita in funzione a dei nuovi parametri, che sono diventati comuni, indispensabili ed accettabili per l’umanità, a partire dall’ultima guerra mondiale. Il potere, il successo, le ricchezze, i divertimenti fino agli eccessi (droghe, sesso senza tabù, libera omosessualità, cambio di sesso, ecc.), stanno provocando un cambiamento dei giusti valori, perdendo ogni pudore e timore di Dio, perché vengono considerati sempre di più come diritti irrinunciabili di ognuno e reclamati in un paese democratico. Adottando strategie ricercate, alcuni convincono altri che operano bene, per un fine proficuo nell’interesse comune, quando nascondono la verità a proprio vantaggio, apparendo benefattori, mentre in realtà sono malfattori. Essi inducono altri a fare altrettanto, facendo passare il male per il bene, coinvolgendo molti cristiani.
Attenzione al nostro comportamento, perché tutti rispondiamo individualmente delle nostre azioni e i malvagi “…periranno per la loro propria corruzione, ricevendo il salario della loro iniquità” (2Ptr.2:12) e “Guai a quelli che chiamano bene il male, e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro!” (Is.5:20).
Alla chiesa di Filadelfia è rivolto un invito individuale, per “chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non uscirà mai più fuori; e scriverò su di lui il nome del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio, e il mio nuovo nome“. La parola profetica conferma che tutti i vincitori porteranno scritto il nome di Dio e il nuovo nome di Gesù, scritto su di loro. Gesù assicura che essi saranno una colonna nel tempio del Suo Dio, nella nuova Gerusalemme, che scende dal cielo.
LAODICEA.
Gesù, il primo e l’ultimo, l’Alfa e l’Omega, è il principio della creazione di Dio, perché tutte le cose sono state create per Lui e in vista di Lui (Col.1:16), mediante il quale siamo anche noi (Cor.8:5), il fedele testimone di Dio, scelto per far conoscere la verità (Is.43:10). Gesù è l’Amen, che ha aperto il periodo della Grazia, offrendo se stesso sulla croce (Ebr.7:27; 9:28; 10:12; Ef.5:2; 1Gv.2:2 ecc.) e sarà sempre Lui che chiuderà questo periodo, coincidente proprio con la fine della chiesa di Laodicea.
“E all’angelo della chiesa in Laodicea scrivi: queste cose dice l’Amen, il Testimone fedele e verace, il Principio della creazione di Dio. Io conosco le tue opere: che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o caldo!” (v.1,2).
Molta attenzione a questa fase ed a quello che viene riferito all’angelo della settima ed ultima chiesa.
E’ indicato il tempo attuale che noi stiamo attraversando, dove tante chiese si sono allontanate dalla fede primitiva. Esse, senza accorgersene, si sono prostituite all’idolatria, entrando nell’ecumenismo e conformandosi al mondo gradualmente. La sola differenza è che la domenica si celebra il culto a Dio e non ai demoni, ma tutto il resto della settimana è dedicato ad altro, mostrando tutti quei comportamenti non cristiani.
Ecco perché Gesù ribadisce “Io conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo…così, perché sei tiepido…, io sto per vomitarti dalla mia bocca“.
La situazione di quel tempo si riflette adesso, nella nostra epoca; quante chiese oggi s’innalzano nel confessare che conoscono Cristo, ma poi non credono che Gesù è il Cristo di Dio (Lc.9:20) e non Dio, negando così l’esistenza ed il nome dell’Unigenito Figlio di Dio (Gv.3:16,18; Ebr.11:17; 1Gv.4:8), risultando fallaci come confermato: “Chi è il mendace, se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Costui è l’anticristo, che nega il Padre e il Figlio. Chiunque nega il Figlio, non ha neanche il Padre; chi riconosce il Figlio ha anche il Padre” (1Gv.2:22,23).
Riflessione: Tutti quelli che dichiarano che Gesù è Dio, sono caduti nell’equivoco e la Parola attesta che è lo spirito bugiardo dell’anticristo ad indurre all’errore, negando sia il Padre che il Figlio. Chi non confessa pubblicamente che Gesù è il Figlio, non ha neanche il Padre, cioè Dio. Lo spirito di menzogna è ancora all’opera nelle chiese di questo periodo e, l’angelo, il responsabile non riferisce più la sola Parola pura, ma la usa secondo il proprio concetto o principio istituzionale. Negando che Gesù è il Figlio di Dio, è come se si camminasse nudi e ciechi, senza avvertire il pericolo, perché si nega di conseguenza anche Dio, il Padre,“….e la nostra comunione è col Padre e col suo Figlio, Gesù Cristo” (1Gv.1:3).
segue il pensiero comune, ritenuto valido, equivalente a mettere nel candelabro, nella chiesa, oro non più puro. Si espone perciò una dottrina carnale, non spirituale, perché proveniente da considerazioni L’angelo della Chiesa o stella, che Gesù ha nella sua mano, è unico, perché tutti pastori, ministri, evangelisti, dottori, profeti, ecc. dovrebbero camminare seguendo un solo Spirito, uniti a Cristo, che è il Capo. Nella chiesa di Laodicea, questo non avviene più, perché ognuno in maniera carnale, interpretando o presentando la Parola di Dio per un uso improprio o personale, deviando dalla verità, come dall’oro raffinato col fuoco. A loro, stimatisi ricchi spirituali, è rivolto questo ammonimento: “non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo“.
Voglia Dio che non ci trovi così, per cui avviciniamoci di più a Cristo e seguiamo il suo consiglio “di comperare da me dell’oro affinato col fuoco per arricchirti, e delle vesti bianche per coprirti e non far apparire così la vergogna della tua nudità, e di ungerti gli occhi con del collirio, affinché tu veda“. il collirio, per poter togliere il velo di orgoglio che non ci permette di vedere bene, è quello di ritornare ad ascoltare lo Spirito di Gesù, che Dio ha mandato per noi (Gal.4:6), poi occorre coprire la nudità spirituale con una veste bianca, che è la sapienza spirituale e le opere pure, per presentarci senza macchia e senza ruga (Ef.5:27).
All’angelo della chiesa rinnova l’invito: “Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese” (v.22). Se imparassimo ad ascoltare, saremmo vestiti di una veste bianca, così non si vedrebbero più le nudità spirituali. In definitiva dobbiamo essere ripieni dello Spirito Santo, tornare al primo amore e custodire la Parola di Dio fino alla fine, per poter ricevere il gran premio, che Egli ha già preparato per noi
Nostro dovere è quello di non conformarsi al mondo (Rom.12:2); non cadere nella convinzione che sia sufficiente quel poco che facciamo, anche se non fosse il massimo, per aver diritto alla salvezza, come “sacrificarci” per andare in chiesa e cercare di aiutare il prossimo o, molte volte, chi non conosciamo, solo per motivo di coscienza. Per essere salvati, occorre una fede efficace, come quella degli apostoli (Atti 15:12), ovvero predicare e testimoniare di Cristo, confermando la Parola con segni e prodigi, secondo l’opera del Signore. Gli apostoli hanno operato, secondo gli insegnamenti ricevuti dal Maestro, edificando in modo perfetto sul suo fondamento. Oggi, con che cosa noi edifichiamo? Con oro ed argento o con paglia e stoppia? (1Cor.3:12).
Dio ci ama e perdona le nostre colpe, ma ci avverte di mettere in pratica i suoi comandamenti come Gesù compì sempre la volontà del Padre, così dobbiamo assomigliargli. E’ triste notare come il cristiano odierno sia lontano da Dio, persuaso di stare bene e di non aver bisogno di alcuna cosa, rivolgendo il cuore verso Dio ma il corpo per il mondo, pur sapendo che “nessuno può servire due padroni” (Mt.6:24).
Per questo motivo, molti considerano che Dio li accetti così come sono, legittimando le loro azioni col possedere un cuore sensibile e disposto al bene, per considerarsi di essere nel giusto, solo perché credono di conoscere Dio?
NON E’ SUFFICIENTE CONOSCERE DIO, MA OCCORRE UBBIDIRE ALLA SUA PAROLA, FARE LA SUA VOLONTA’.
Tanti si sono sviati dal buon cammino per accettare di far parte dell’ecumenismo, comunione fra credi diversi in una nuova Babilonia.
I veri adoratori, in spirito e verità (Gv.4:23), si ricordino di ritenere la sana dottrina avendo fede, costanza e amore. Gesù ci suggerisce di vestirci dello Spirito Santo, di abbandonare le opere della carne, di non essere tiepidi, di non servire due padroni e di non seguire l’andamento del mondo, perché altrimenti Dio ci vomiterà dalla sua bocca. Inoltre dispone che se non tornassimo a Lui, Egli si allontanerebbe da noi, abbandonandoci, ma anche che riprende e castiga chi Egli ama.
Dio salverà sicuramente quelli che Egli ama; resta soltanto l’impegno di ravvedersi dal male e, anche se dovessimo affrontare molte afflizioni e prove, l’amore di Dio ci permetterà di superare ogni situazione.
Viene evidenziato ancora un consiglio: “Ecco, io sto alla porta e busso; se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me“. Chi apre il suo cuore, avvicinandosi a Dio e lasciando le cose del mondo, avrà certamente con Gesù un rapporto molto intimo secondo le promesse “Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me” (Apoc.3:20). La cena, è l’ultima volta in cui la famiglia si raduna insieme per mangiare prima che arrivi la notte; l’analogia di Gesù che è con noi in questi ultimi tempi prima che inizi l’ira di Dio contro tutti gli empi.
Avere comunione con Gesù in tutte le cose che facciamo, ventiquattro ore su ventiquattro, cibarci dello Spirito continuamente è ottimale per farci crescere ed è richiesto per la santificazione.
ATTENZIONE: se non fossimo ripieni dello Spirito Santo e sotto la sua guida, il mondo si approfitterebbe di noi per ingannarci e, satana, ci trascinerebbe dietro a lui, dandoci l’illusione di essere a posto con Dio, ma diventando a poco a poco tiepidi.
Ricordiamo che l’avvertimento è rivolto all’angelo o stella, comprendendo tutti i pastori e ministri e non è diretto al candelabro, ai fedeli o membri della sua chiesa, perché chi ha un incarico o delle responsabilità, in particolare chi insegna, è divenuto tiepido. Da notare che gli ammonimenti o le esortazioni sono esplicite ed indicate chiaramente.
Coraggio, armiamoci di tutte le qualità che aveva la Chiesa di Tiatira: fede, amore, pazienza, costanza ed opere.
A noi è stato riservato un posto speciale, quello di sedere con Gesù sul suo trono, ma dobbiamo vincere come Gesù ha vinto e si è posto a sedere col Padre sul suo trono. Con Gesù in noi, vivendo continuamente per lo Spirito Santo, riusciremo a vincere e vinceremo. Il premio è molto grande e di importanza vitale, la lotta si fa sempre più dura, ma ricordati che Gesù ha già vinto: “nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo” (Gv.16:33) e noi con Lui saremo vittoriosi.
Ecco che il tempo della Grazia è giunto all’ultimo periodo, non c’è altra opportunità dedicata alla Chiesa, adesso è il momento di prepararci, sicuramente non sappiamo né il giorno, né l’ora ma di certo conosciamo che l’ultima lettera diretta alla chiesa di Laodicea mette fine alla dispensazione della Grazia. La chiesa di Cristo verrà rapita da Gesù al termine stabilito da Dio.
Stiamo vivendo tutti gli aspetti della Chiesa degli ultimi tempi descritti in Laodicea.
Svegliamoci dunque, non aspettiamo che Dio ci abbandoni del tutto, perché le conseguenze saranno disastrose. Noi, che abbiamo ricevuto potenza, per mezzo dello Spirito Santo, accostiamoci a Lui con cuore puro, distaccandoci da tutto ciò che è carnale, se desideriamo “cenare” con Gesù.
Lui è Santo e noi dobbiamo essere santi per avere posto con Lui sul suo trono, il combattimento del cristiano è “…contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità…” (Ef.6:12).
Satana sa che ha poco tempo a disposizione e perciò, ora più che mai, è all’opera contro la chiesa di Cristo, con inganno molto sottile. Tende una trappola nel suggerire e rendere accettabile ogni forma libera di ciò che non è riportato nelle sacre Scritture, è come indurre all’errore, ammettendo lecito tutto quello che non appare condannabile, ma risulta essere in realtà un peccato “…or tutto ciò che non viene da fede è peccato” (Rom.14:23).
Manteniamoci vigili in ogni situazione, facciamoci sempre guidare dallo Spirito Santo, non diventiamo tiepidi ed insensibili, lasciandolo da parte, ma ricorriamo a Lui per ogni cosa.
E’ il Consolatore che ci aiuta nella preghiera, nella meditazione della Parola di Dio, nell’afflizione, ravviviamolo in noi perché dobbiamo essere caldi e ferventi per non essere rigettati da Cristo. Amen.
(continua)