“Poiché se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (1Gv.3:20).
Molte volte si legge anche sui social: “io sono un peccatore come tutti”. Questa dichiarazione è posta però da quelli, che si definiscono cristiani, salvati per grazia, quando è riportato: “Gesù rispose loro: -In verità, in verità vi dico: Chi fa il peccato è schiavo del peccato– “(Gv.8:34). Ora, se io affermo di essere un peccatore, vuol dire che mi sto giudicando colpevole da solo e non potrò quindi sfuggire alla condanna eterna.
Dio, che è al di sopra di tutto e di tutti, conosce perfettamente il mio peccato e per questo sarò giudicato. Gesù disse: “Se non fossi venuto e non avessi parlato loro, non avrebbero colpa; ma ora non hanno alcuna scusa per il loro peccato” (Gv.15:22). Così se non avessimo conoscenza di ciò che è peccato, non avremmo colpa, perciò se attestiamo di essere peccatore è perché siamo coscienti di esserlo.
L’apostolo attesta: “Abbiamo infatti dimostrato precedentemente che Giudei e Greci, tutti, sono sotto il dominio del peccato, come sta scritto: Non c’è nessun giusto, nemmeno uno, non c’è sapiente, non c’è chi cerchi Dio…” (Rom.3:9-11). Infatti, quando eravamo nel peccato, non cercavamo Dio, perché ritenevamo di essere nel giusto e di non aver fatto alcun male a qualcuno, per nostra ignoranza. Per questo motivo, eravamo schiavi del peccato, perché per mezzo di Adamo: “…la morte si è estesa a tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Rom.5:12).
Nessuno può quindi giustificarsi per le buone opere compiute (Ef.2:10) e affermare di non aver peccato e quindi di non aver bisogno di perdono, perché tutti eravamo peccatori, sia Giudei che Greci (gentili). “Ora invece, indipendentemente dalla legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla legge e dai profeti; giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. E non c’è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù. Dio lo ha prestabilito a servire come strumento di espiazione per mezzo della fede, nel suo sangue, al fine di manifestare la sua giustizia, dopo la tolleranza usata verso i peccati passati, nel tempo della divina pazienza. Egli manifesta la sua giustizia nel tempo presente, per essere giusto e giustificare chi ha fede in Gesù” (Rom.3:21-26).
Come l’apostolo Paolo conferma, a tutti, sia per i Giudei sotto la Legge e sia per i Greci o gentili, che non conoscevano la Legge di Dio, è arrivata la Grazia, offerta a tutti i peccatori, che si convertono e credono in Gesù Cristo. Tutti gli ingiusti e peccatori, che si convertono, ricevono gratuitamente il perdono dei loro peccati. Gesù è il solo ed unico obiettivo della nostra fede, perché tramite il suo sangue versato, noi riceviamo il perdono dei peccati.
Dio ha usato tolleranza e pazienza verso di noi peccatori, fino a quando è arrivata la conoscenza della giustizia, mediante la fede in Cristo Gesù, che ci ha liberati dall’orrore di tutti i nostri peccati passati. Noi non abbiamo alcun merito per guadagnarci la salvezza, perché siamo stati “…eletti secondo la preordinazione di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, per ubbidire e per essere aspersi col sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate” (1Ptr.1:2).
Non siamo, dunque, stati eletti per continuare a vivere nelle nostre empietà mondane, ma purificati da ogni peccato, commesso nel passato, per essere santi, “Vestitevi dunque come eletti di Dio, santi e diletti, di viscere di misericordia, di benignità, di umiltà, di mansuetudine e di pazienza” (Col.3:12).
Ricordiamoci dell’esortazione: “Siate santi, perché io sono santo” (1Ptr.1:16). Conosciamo che le nostre opere sono malvagie e ogni peccato commesso intenzionalmente sarà sottoposto al giudizio, perché” …è impossibile rinnovarli una seconda volta portandoli alla conversione, dal momento che per loro conto crocifiggono di nuovo il Figlio di Dio e lo espongono all’infamia” (Ebr.6:6).
Il salmistra, pregando, chiede a Dio: “Preserva inoltre il tuo servo dai peccati volontari, e fa’ che non signoreggino su di me; allora io sarò integro e sarò puro da grandi trasgressioni” (Sal.19:13). Anche noi, tutte le mattine, appena svegli, chiediamo a Dio di preservarci da ogni peccato volontario, che potremmo commettere durante il giorno e di farci essere sempre vigili, integri e ripieni di forze spirituali e materiali per combattere la buona battaglia per la fede, che ci è stata insegnata dai santi.
Conoscendo le ricchezze della vita futura e come siamo stati lavati e purificati dai nostri peccati, attraverso il sangue di Cristo Gesù, sappiamo che, se rimaniamo sempre vigili e attenti, “Chiunque dimora in lui non pecca; chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto” (1Gv.3:6). I veri credenti, nati da Dio, non peccano.
Come è indicato, quelli che peccano, non lo hanno mai conosciuto, perciò chi sostiene di essere un peccatore, si condanna da solo, perché “Chiunque commette il peccato è dal diavolo, perché il diavolo pecca dal principio” (1Gv.3:8). Essi sono considerati come erbe inutili, che “… se produce pruni e spine, non ha alcun valore ed è vicina alla maledizione: sarà infine arsa dal fuoco!” (Ebr.6:8). Per coloro che invece credono in Gesù, avendo fede “…è stato manifestato il Figlio di Dio: per distruggere le opere del diavolo” (1Gv.3:8).