L’odio di Esaù contro suo fratello fu forte, dalla minaccia di morte per la benedizione di Isacco sottrattagli, agli edomiti che impedirono il passaggio di Israele alla terra promessa, fino a che i suoi discendenti si unirono ai romani per la distruzione di Gerusalemme. Dio perciò lo paragona peggio di un ladro, che ruba solo quello che è più utile, prezioso e conveniente da portar via, lasciando le altre cose ed inoltre lo considera anche meno dei contadini che, dopo aver vendemmiato, lasciano dei grappoli di uva da racimolare.
Così negli ultimi sette anni, Dio manderà contro Edom dei distruttori, che lo inganneranno e lo vinceranno (Dan.11:15-17), “In quel giorno-, dice l’Eterno, -non farò io scomparire da Edom i savi e dal monte di Esaù l’intendimento? Allora i tuoi uomini valorosi saranno presi da sgomento, o Teman, affinché ogni uomo sia sterminato dal monte di Esaù nel massacro” (v.8,9).
Dio farà vendetta del suo popolo contro la generazione di Esaù e la sterminerà, perché i suoi successori assalirono Israele (Giacobbe) il giorno della loro punizione (70 d.C.), quando iniziò la diaspora, ossia cominciò la dispersione del popolo ebreo tra le nazioni. Infatti accadde che, mentre i romani distruggevano e depredavano Gerusalemme, il popolo edomita era con loro e si rallegrava per il male che stava subendo il popolo di Dio, “Per la violenza contro tuo fratello Giacobbe, la vergogna ti coprirà e sarai sterminato per sempre. Il giorno in cui te ne stavi in disparte; il giorno in cui gli stranieri conducevano in cattività il suo esercito, ed estranei entravano per le sue porte e gettavano le sorti su Gerusalemme, anche tu eri come uno di loro” (v.10,11). Dio quindi stava castigando il suo popolo per la loro iniquità, ma Esaù non doveva odiare il suo fratello, né tanto meno aggiungersi ai distruttori romani per uccidere e per devastare. Ecco come Dio li ammonì severamente: “Non avresti dovuto entrare nella porta del mio popolo nel giorno della sua calamità, né guardare anche tu con piacere sulla sua afflizione nel giorno della sua calamità, e neppure stendere le mani su suoi beni nel giorno della sua calamità. Non avresti dovuto metterti ai crocicchi delle strade per massacrare i suoi fuggiaschi, né avresti dovuto dare in mano del nemico i suoi superstiti nel giorno della sventura” (v.13,14).
Il giorno dell’ira del Signore si avvicina ed Edom sarà annientato. Come l’Eterno ha fatto ad Israele, nel tempo della sua calamità, così sarà fatto ai successori di Edom, perché quando Israele fu cacciato, essi presero possesso di Gerusalemme, dopo i romani, come annunciato: ”poiché come avete bevuto sul mio monte santo, così berranno tutte le nazioni del continuo; sì, berranno, ingoieranno e saranno come se non fossero mai state” (v.16).
Alla fine (nell’ultima settimana delle settanta, Dan.9:24,25), sul monte di Sion ci sarà salvezza solo per il residuo delle tribù d’Israele; essi saranno santi e possederanno per sempre la terra (Slm.37:29), che fu data loro per promessa ad Abramo, Isacco e Giacobbe. Esaù invece “…sarà come stoppia: essi la incendieranno e la divoreranno, e alla casa di Esaù non rimarrà più alcun superstite-, perchè l’Eterno ha parlato” (v.18).
Il residuo di Israele possederà allora anche il monte di Esaù, il paese dei Filistei, il territorio di Efraim, di Samaria, di Beniamino e di Galaad. Tutti i giusti, che sono stati in cattività, torneranno nella loro terra e la abiteranno, vivendo in sicurezza ed in pace per tutto il millennio, “Ma i giusti si rallegreranno, giubileranno davanti a DIO ed esulteranno con canti di gioia” (Slm.68:3).
Il regno millenario appartiene al Signore. Esso è chiamato anche il giorno del riposo, quando Dio si riposerà insieme ai credenti: gli eletti della Grazia e quelli della casa di Giacobbe (Israele), che vivranno in riposo e in tranquillità per tutto il millennio, come esposto: “Noi infatti, che abbiamo creduto, entriamo nel riposo come egli disse: -Così giurai nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo-. E così disse, sebbene le sue opere fossero terminate fin dalla fondazione del mondo” (Ebr.4:3).
Il popolo di Dio sarà come un esercito e diventerà una nazione potente: “E quelli condotti in cattività di questo esercito dei figli d’Israele possederanno quello che era dei Cananei, fino a Sarepta; e quelli condotti in cattività di Gerusalemme, che sono a Sefarad, possederanno le città del Neghev. Allora dei liberatori saliranno sul monte Sion per giudicare il monte di Esaù, e il regno sarà dell’Eterno” (v.20,21) e ”Il più piccolo diventerà un migliaio, il minimo una nazione potente. Io, l’Eterno, affretterò le cose a suo tempo” (Is.60:22), ed ancora “Degli zoppi io farò un residuo e degli scacciati una nazione potente. Così l’Eterno regnerà su di loro sul monte Sion, da allora e per sempre” (Mich.4:7).
Messaggio conclusivo.
Tutti noi siamo tenuti a rafforzarci nell’unica fede con un unico Spirito, avendo un comune sentimento cristiano di amore verso il prossimo, adoperandoci a mettere in pratica la Parola di Dio e facendo conoscere la verità ad altri.
Anche noi credenti, come Israele, entreremo nel riposo (Mt.11:28; Ebr.4:1) millenario. Dio farà nuovi cieli e nuova terra, così toglierà di conseguenza la maledizione che gravava sulla terra dal peccato dell’uomo (Gen.3:17). Tutti i credenti, insieme ad Israele, aspettiamo la nuova creazione: “Ma noi, secondo la sua promessa, aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abita la giustizia” (2Ptr.3:13). La Chiesa di Cristo, la sua sposa gloriosa, senza macchia, santa ed irreprensibile, perché riscattata con il suo sangue, sarà sempre al fianco di Gesù, il Re dei re e il Signore dei Signori, nella Gerusalemme celeste, che scenderà dal cielo presso Dio (Apoc.3:12). Gli ebrei invece vivranno nella nuova Gerusalemme terrestre, ricostruita esattamente come Dio la mostrò in visione al profeta Ezechiele (vedi descrizione particolareggiata dal cap.40 al 48). Essi vivranno perciò con Dio, perché l’Eterno abiterà con loro, in Sion (Slm.9:11), “Poiché l’Eterno ha scelto Sion, egli l’ha desiderata per sua dimora” (Slm.132:13). Tutta la descrizione della nuova Gerusalemme terrestre ricostruita, sarà esattamente come Dio la mostrò in visione al profeta Ezechiele (leggere dal cap.40 al 48).
Non lasciamoci quindi sedurre dalle cose di questo mondo, che sono soltanto provvisorie, ma lasciamoci attrarre da quelle eterne, perché la nostra cittadinanza è nei cieli (Ef.3:20), seguendo l’esortazione dell’apostolo Pietro a comportarci “…come stranieri e pellegrini, ad astenervi dai desideri della carne, che guerreggiano contro l’anima” (1Ptr.2:11), per ereditare così la salvezza eterna, in Cristo Gesù, nostro Signore.