Capitolo 1.
Alcuni pensano che siano stati loro a cercare Dio e non viceversa, come invece è realmente specificato (Gv.15:16,19; At.10:41). Dio ha parlato attraverso i suoi servi, i profeti (vedi Deut.14:2; Agg.2:23; Mch.13:20) e come Gesù chiamò i suoi dodici discepoli, così Dio ci ha scelto, come ha preferito Giacobbe a Esaù. Infatti, nella profezia indirizzata a Israele, per Malachia dice:. “Io vi ho amati, ha detto il Signore. E voi avete detto: In che ci hai amati? Non era Esaù fratello di Giacobbe? dice il Signore. Or io ho amato Giacobbe; ed ho odiato Esaù, ed ho messi i suoi monti in desolazione, ed ho abbandonata la sua eredità agli sciacalli del deserto” (v.1-3).
Dio elesse Giacobbe come patriarca del popolo Israelita e rese Edom, i discendenti di Esaù, in grande povertà, distruggendo quello che loro avevano edificato. Incuranti, essi dichiararono: “Noi siamo abbattuti, ma torneremo a ricostruire i luoghi desolati-, così dice l’Eterno degli eserciti. -Essi ricostruiranno, ma io demolirò; e saranno chiamati: il Territorio dell’iniquità e il popolo contro il quale l’Eterno sarà per sempre indignato” (v.4).
Israele ringrazierà Dio, perché sarà fatta vendetta nell’ultima settimana, prima del millennio, sugli edomiti, che si unirono ai devastatori romani uccidendo gli ebrei in fuga da Gerusalemme verso l’esilio. Infatti, nell’ultimo periodo, essi grideranno al Signore: “Ricordati o Eterno dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme dicevano: -Demolitela, demolitela fin dalle fondamenta” (Slm.137:7).
Gesù venne al tempo che Dio aveva stabilito, ma Israele non lo accettò come il Messia, il Figlio di Dio e quindi disprezzò Dio il quale aveva dato testimonianza di Lui attraverso i suoi profeti, l’apostolo Giovanni afferma:
“Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo ha fatto bugiardo, perché non ha creduto alla testimonianza che Dio ha reso circa suo Figlio” 1G 5:10. Gesù molte volte riprese il comportamento iniquo dei sacerdoti, uguagliandoli ad un servo irriverente che diffama il padrone e ai figli disubbidienti che disonorano il padre. Per loro, Dio è come un Padre, così essi non resero onore e gloria dovuta al Signore, non avendo alcun timore dell’Eterno.
Gesù trovò tanta negligenza spirituale tra i farisei, tra gli scribi e perfino nei sacerdoti che, anziché esaltare l’Eterno attraverso le loro opere, lo disprezzarono, offrendogli in sacrificio sull’altare degli animali con difetto, che Dio non accettava: “ Io non vi gradisco, ha detto il Signor degli eserciti; e non accetterò alcuna offerta dalle vostre mani” e “Maledetto il fraudolento che ha nel suo gregge un maschio e fa un voto, ma sacrifica all’Eterno un animale difettoso. Poiché io sono un Re grande-, dice l’Eterno degli eserciti, – e il mio nome è tremendo fra le nazioni” (v.14).
A circa settanta anni dalla nascita di Gesù, si avverarono per Israele le profezie pronunciate contro di loro fin da quando uscirono dalla schiavitù d’Egitto. Infatti, per mezzo di Mosè e tramite tutti i profeti, Dio fece conoscere al popolo tutte le conseguenze, che avrebbe mandato se non avesse ubbidito alla sua parola: “Alzai, però la mano nel deserto, giurando loro che li avrei dispersi fra le nazioni e li avrei disseminati per tutti i paesi” (Ez.20.23) e “quanto a voi, vi disperderò fra le nazioni e trarrò fuori la spada contro di voi; il vostro paese sarà desolato e le vostre città saranno deserte” (Lev.26:33).
Israele arrivò al colmo della malvagità, così essi non si ravvidero dai loro peccati e rinnegarono Gesù Cristo come il Messia e Salvatore, tanto “…che voi uccideste, appendendolo al legno” (At.5:30). Da allora in poi, in Israele, si arrivò al punto che non ci fu più nessuno che volesse accettare il messaggio di salvezza. Per questo motivo la predicazione passò ai gentili (Atti 13:46). La profezia annuncia che: “…dal sol levante fino al ponente, sarà grande il mio Nome fra le nazioni e in ogni luogo sarà offerto incenso al mio Nome e un’oblazione pura, perché il mio Nome sarà grande fra le nazioni, dice l’Eterno degli eserciti” (v.11).
In questo modo Israele profanò la parola di Dio, nemmeno mise in pratica la Legge e non volle riconoscere la Grazia, finendo che non fu più gradito a Dio, che lo lasciò nelle mani del nemico, abbandonato in esilio per sessantadue settimane (Dan.9.25). I gentili, popoli non scelti, che perciò non conoscevano Dio, al contrario di Israele, accettarono così la Grazia, confessando che Gesù Cristo è il Figlio di Dio.
Capitolo 2.
DIO rivolse un severo avvertimento ai sacerdoti d’Israele che, per orgoglio e per timore di perdere prestigio, reputazione e autorità di amministrare le leggi divine, invidiarono Gesù per l’insegnamento della verità, arrivando a odiarlo così da farlo morire e a istigare il popolo a schernirlo, oltraggiarlo: “-se sei il Figlio di Dio, scendi giù dalla croce!- Similmente, anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani, facendosi beffe” (Mt.27:40,41).
Malachia, quindi li riprende per lo Spirito di Dio in modo forte: “E ora questo comandamento è per voi, o sacerdoti. Se non date ascolto, se non vi mettete in cuore di dar gloria al mio nome-, dice l’Eterno degli eserciti, -manderò su di voi la maledizione e maledirò le vostre benedizioni; sì, le ho già maledette, perché non vi mettete questo in cuore” (v.1,2).
Quando Dio diede il suo popolo nelle mani dei loro nemici e costrinse un residuo superstite all’esilio tra tutte le nazioni della terra, fu un giorno di tenebre (Is.8:22), un giorno amaro. Le tenebre indicano l’abbandono o l’assenza di Dio, “Ecco, io sgriderò il vostro seme, e spargerò escrementi sulle vostre facce, gli escrementi delle vostre feste solenni, e voi sarete portati via con questi” (v.3). Per la durezza dei loro cuori e l’incredulità Israele fu abbandonato da Dio per sessantadue settimane (Dan.9:25), equivalenti a circa 1878 anni.
Terminata la cattività nel 1948, essi ripopolarono nuovamente e gradualmente la terra che Dio diede ai loro padri in promessa. Lo Stato d’Israele fu ricostituito in tempi angosciosi, come lo definisce il profeta Daniele (Dan.9:26), perché fu dopo lo sterminio degli Ebrei da parte del dittatore Hitler. Anche questa volta solo un residuo ritornò in Patria (Is.10:22).
Dio ricorda a Israele che ha mandato Gesù, il Messia e Salvatore, per compiere tutta la legge e ultimare anche il sacerdozio levitico mediante il quale veniva offerto sacrifici per i propri peccati e per quelli del popolo (Ebr.7:27), Gesù ha presentato se stesso in sacrificio vivente, unico e irripetibile, “A noi infatti occorreva un tale sommo sacerdote, che fosse santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori ed elevato al di sopra dei cieli” (Ebr.7:26).
La tribù di Levi è paragonata a Gesù; infatti, come i leviti furono sacerdoti, così Gesù è il compitore di un sacerdozio perfetto perché Egli è il Sommo Sacerdote: “Allora riconoscerete che io vi ho mandato questo comandamento, affinché il mio patto con Levi possa sussistere-, dice l’Eterno degli eserciti” (v.4).
Gesù portò il messaggio della Parola di Dio prima a Israele, che avendolo rifiutato, giunse poi a noi, tramite gli apostoli. Dio rivelò al suo popolo la profezia riguardo alla venuta del Messia: “Il mio patto con lui era un patto di vita e di pace, le quali io gli diedi perché mi temesse; ed egli mi temette ed era terrorizzato davanti al mio nome” (v.5), confermato in Ebrei: “Nei giorni della sua carne con grida e lacrime, egli offrì preghiere e suppliche a colui che lo poteva salvare dalla morte, e fu esaudito a motivo del suo timore di Dio” (Ebr. 5:7).
“La Legge della verità era nella sua bocca, e non si trovava alcuna perversità sulle sue labbra; camminava con me nella pace e nella rettitudine e ne ritrasse molti dall’iniquità. Poiché le labbra del sacerdote dovrebbero custodire la conoscenza e dalla sua bocca uno dovrebbe cercare la legge, perché egli è l’Angelo del Signor degli eserciti” (v.6,7). Gesù camminò sempre in ubbidienza alla volontà del Padre (Ebr.5:8), in pace (Atti 10:36) e con giustizia per dare vita a molti (Is.53:11), cioè a tutti i credenti, ma il popolo di Dio non riconobbe Gesù come il Messia. Essi non amarono la sua giustizia e perciò lo rigettarono (Gv.1:11), perché non rispettavano neanche la Legge e, proprio chi doveva vegliare sulla sua applicazione, come guida, era invece corrotto. Gesù affermò ai giudei: “Osservate dunque e fate tutte le cose che vi dicono di osservare; ma non fate come essi fanno, poiché dicono ma non fanno” (Mt. 23:3).
Dio fece un patto con la tribù di Levi per un sacerdozio costante davanti all’Eterno, perché lo servisse e gli presentasse sacrifici. Gesù li annullò, offrendo se stesso e versando il suo sangue in remissione dei peccati di tutti i credenti del periodo della Grazia, garantendogli salvezza.
I sacerdoti levitici offrivano a Dio animali impuri con difetto e a loro dice: “Voi invece vi siete allontanati dalla via, avete fatto inciampare molti nella legge, avete violato il patto di Levi-, dice l’Eterno degli eserciti. -Perciò anch’io vi ho reso spregevoli e abietti davanti a tutto il popolo, perché non avete osservato le mie vie e avete usato parzialità nell’applicazione della legge” (v.8,9). Nonostante che, sia in Giuda con Gerusalemme e sia in Israele, si commettessero abominazioni, i giudei rinnegarono il loro Salvatore e lo rifiutarono come il Signore, il Messia, il Cristo di Dio. Gesù sacrificò la sua vita per i loro misfatti. Solo il residuo, che doveva essere salvato, fu redento per la predicazione di Gesù e dei suoi apostoli. Tutti gli altri non ebbero così parte alcuna della Grazia per la loro incredulità e per le trasgressioni e furono costretti ad abbandonare la loro nazione, andando in cattività tra tutte le nazioni della terra. “Il Signore sterminerà dalle tende di Giacobbe colui che fa questo, chi veglia e chi risponde, e chi offre un’oblazione all’Eterno degli eserciti” (v.12).
Il Tempio di Dio, durante la missione di Gesù e dei suoi apostoli, continuò a essere per il popolo ebreo un luogo di convegno, dove il popolo si radunava per pregare, gridare con suppliche e lacrime al Signore, portando le loro oblazioni. Dio avvertì però che non gradiva più alcuna offerta dalle loro mani, perché usavano malvagità ed erano infedeli verso le loro mogli. In Israele, come in Giuda, si commettevano sempre più abominazioni, fino a che si giunse al colmo del peccato (Ez 35:5). Anche oggi, il mondo, sta per colmare la misura dell’iniquità ed essere abbandonato nelle mani di Satana, se continuasse a credere alle sue menzogne, invece di accettare la verità per stare sempre con Gesù.
Dio creò l’uomo perché gli rendesse onore e gloria, stabilendo una sua progenie ubbidiente e santa. Per questo motivo, invita ognuno a non credere che Dio sia ingiusto per le sue leggi, ma a conservare puro lo spirito umano e a mantenersi leale anche con la moglie della giovinezza, come rimproverato da Gesù: “Per la durezza dei vostri cuori Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non era così” (Mt.19:8) e riportato: “Che se pur l’odia, rimandila, ha detto il Signore Iddio d’Israele; e copra la violenza col suo vestimento, ha detto il Signor degli eserciti. Guardatevi adunque sopra lo spirito vostro, che non usiate dislealtà. Voi avete travagliato il Signore con le vostre parole; e pur dite: In che l’abbiamo travagliato? In ciò che voi dite: Chiunque fa male piace al Signore, ed egli prende diletto in tali; ovvero: Ov’è l’Iddio del giudicio?” (v.16,17, vers. Diodati). Dio non tarderà. Egli è pronto e ha già dato il potere di giudicare a Gesù: “…e gli ha anche dato l’autorità di giudicare, perché è il Figlio dell’uomo” (Gv 5:27), “Poiché egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell’uomo che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti” (Atti 17:31).
Capitolo 3.
La profezia svela la seconda venuta di Gesù per il popolo israelita, com’è anche indicato in Dan.12:1, che verrà salvato nell’ultima settimana (sette anni), prima del millennio. Israele aspetta ancora oggi il Messia, perché essi non hanno riconosciuto Gesù come il Salvatore, quando venne per annunciare la Grazia. Dopo il regno di Satana, della durata di 1260 giorni, Gesù ritornerà e tutti lo vedranno, anche quelli che lo trafissero (Apoc.1:7), ovvero la tribù di Giuda. Gesù è l’Angelo del patto, che è identificato in molte profezie con varie similitudini e che, fra non molto tempo (Apoc.19:11), apparirà nelle nuvole, per giudicare le genti e i popoli di tutte le nazioni, che saranno sterminati nella valle di Giosafat (Gioele 3; Apoc.16:16; 19:11), come evidenziato: “Ecco, io mando il mio Angelo (vers.Diodati) a preparare la via davanti a me. E il Signore, che voi cercate, verrà improvvisamente nel suo tempio, l’Angelo del Patto in cui prendete piacere, ecco, verrà-, dice l’Eterno degli eserciti. –Ma chi potrà sostenere il giorno della sua venuta? Chi potrà rimanere in piedi quando egli apparirà? Perché egli è come un fuoco d’affinatore, come la soda dei lavandai” (v.1,2).
Gesù, quindi, apparirà sulle nuvole su un cavallo bianco, seguito dalla Chiesa (Apoc.19:14), vestita di lino finissimo, bianco e puro, alla guerra di Armagheddon, dove saranno distrutti ed annientati tutti gli empi della terra, perché moriranno uccisi con la spada del proprio compagno a causa della grande confusione che ci sarà in mezzo a loro (vedi Ez.38:21; Aggeo 2:22; Zac.14:13). Ci sarà un grande sterminio tanto che tutti gli uccelli del cielo si raduneranno “…per mangiare la carne dei re, di capitani, le carni di uomini prodi, le carni di cavalli e di cavalieri, le carni di ogni sorta di genti, liberi e schiavi, piccoli e grandi” (Apoc.19:18), perché “Dovunque sarà il cadavere, lí si raduneranno le aquile” (Mt.24:28). Quando tutti gli empi saranno sterminati nella guerra, i cieli e la terra attuali saranno distrutti col fuoco (2Ptr.3:7), perché Dio toglierà la maledizione, che mise sulla terra per il peccato di Adamo: ”…il suolo sarà maledetto per causa tua” (Gen.3:17). Dio allora farà nuovi cieli e nuova terra (Is.66:22; Is 65:17; 2Ptr.3:13) ed inizierà il millennio di pace, dove sarà ripreso il sacerdozio levitico, quando tutti gli ebrei saranno chiamati santi, essendo stati purificati e raffinati: “…chi sarà restato in Sion, e rimasto in Gerusalemme, sarà chiamato santo” (Is 4:3).
Nel millennio dominerà il regno di Cristo, perché è il Re dei Giudei e il Re d’Israele, il Signore dei Signori ed Egli regnerà sul trono di Davide, suo padre, come l’angelo lo dichiarò a Maria nell’annunciazione (Lc.1:32,33). Dio ritornerà ad accettare le loro offerte come quando erano condotti dai servi fedeli di Dio come Mosè, Giosuè e altri, ai tempi della Legge: “Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradevole all’Eterno, come nei tempi passati, come negli anni di prima” (v.4).
Il popolo di Dio però fu disubbidiente da quando usci dall’Egitto, perché non riconobbero la mano di Dio che li stava guidando verso un posto migliore: “… la terra promessa” (Ebr.11:9), nonostante che avessero visto e vissuto le grandi meraviglie divine, perché erano orientati verso gli idoli egiziani. Israele era un popolo dal collo duro, ribelle ai comandamenti e alle Leggi dell’Eterno: “Poiché il mio popolo ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente di acqua viva, per scavarsi cisterne, cisterne rotte, che non tengono l’acqua” (Ger.2:13).
Da quando fu tratto fuori dall’Egitto, Dio regnava su di loro, ma Israele chiese un sovrano, come gli altri popoli vicini, che li potesse governare rettamente. Per la sua misericordia, Dio gli concesse un re. Molti di essi, anziché regnare con giustizia, furono i primi portatori di riti stranieri, diffondendo e contaminando il popolo con il peccato d’idolatria. Dio è contro gli adulteri, i maghi, gli idolatri, gli omicidi, i bugiardi, gli avari, gli sfruttatori della vedova e dell’orfano e contro quelli che commettono altre iniquità, non avendo timore dell’Eterno e che non osservano i suoi comandamenti.
Dio aveva fatto un patto con Abramo, Isacco e Giacobbe, scegliendosi dalla loro discendenza un popolo fedele che lo servisse. Accadeva che quando essi peccassero, Dio mandava loro dei profeti, che li riprendevano e li invitava a convertirsi dal male, ma essi si beffavano dei messaggeri (2Cron.36:15,16). L’Eterno allora mandava a effetto la sua parola minacciosa, punendoli e chi doveva morire, periva, mentre chi era destinato all’esilio, andava in cattività. Da notare che in tutte le circostanze, Dio non li annientava del tutto, ma permetteva che rimanesse sempre un residuo per la sua grande misericordia: “Io sono l’Eterno, non muto; perciò voi, o figli di Giacobbe, non siete consumati. Fin dai giorni dei vostri padri vi siete allontanati dai miei statuti, e non li avete osservati. Tornate a me e io tornerò a voi-, dice l’Eterno degli eserciti. Ma voi dite: In che cosa dobbiamo tornare?” (v.6,7).
Dio aveva istituito un sacerdozio affidandolo solo ai Leviti, l’unica tribù addetta alla casa di Dio e al servizio sacro, in qualunque cosa. Infatti, essi non ebbero, come tutte le altre tribù, un’eredità, ma solo delle città da abitare, come il Signore stabilì per Aaronne: “Tu non avrai nessuna proprietà nel paese dei figli d’Israele e non ci sarà parte per te in mezzo a loro; io sono la tua parte e la tua eredità in mezzo a loro” (Num.18:20) e “Di queste città che darete ai Leviti, prendendole dalla proprietà dei figli d’Israele, ne prenderete di più da quelli che ne hanno di più e di meno da quelli che ne hanno di meno; ognuno darà, delle sue città, ai Leviti, in proporzione all’eredità che gli sarà toccata” (Num.35:8).
Il popolo doveva però sovvenire alle necessità dei Leviti con le loro decime, ossia riservando a loro il dieci per cento di tutto quello che Dio gli dava tra animali, alimenti e denaro, oltre a consegnare le offerte sempre ai Leviti, che le preparavano e le presentavano in sacrificio e come olocausti a Dio per i peccati del popolo. Per la tribù di Levi, le decime erano molto importanti, perché Dio aveva scelto loro solo per il servizio al tabernacolo. Quando gli israeliti disubbidirono a questa regola, non consegnando più le loro decime nella casa dell’Eterno, essi furono ripresi duramente: “Un uomo deruberà Dio? Eppure voi mi derubate e poi dite: In che cosa ti abbiamo derubato? Nelle decime e nelle offerte. Voi siete colpiti di maledizione, perchè mi derubate, si, tutta quanta la nazione” (v.8,9). Per mezzo del profeta, Dio fa notare il contrasto, rivelando che nel millennio, quando tutti saranno santi, allora porteranno le loro decime alla casa del Signore e saranno così benedetti che nessuno più guasterà i loro raccolti. In quel tempo tutte le nazioni della terra vedranno le meraviglie che Dio farà in Israele. “Portate tutte le decime alla casa del tesoro, perché vi sia cibo nella mia Casa, e poi mettetemi alla prova in questo-, dice l’Eterno degli eserciti, -se io non vi aprirò le cateratte del cielo e non riverserò su di voi tanta benedizione, che non avrete spazio sufficiente per riporla. Inoltre sgriderò per voi il divoratore,perché non distrugga più il frutto del vostro suolo, e la vostra vite non mancherà di portar frutto per voi nella campagna-, dice l’Eterno degli eserciti. -E tutte le nazioni vi proclameranno beati; perchè sarete un paese di delizie-, dice l’Eterno degli eserciti” (v.10-12).
Nel millennio, Dio toglierà dalla terra la maledizione che stabilì per la disubbidienza di Adamo (Gen.3:17); farà nuovi cieli e nuova terra e la benedirà grandemente. Tutta la terra d’Israele e il mondo intero saranno abitati da santi. Nella nuova Gerusalemme entrerà solo un residuo scelto tra tutte le tribù. Essi saranno fedeli e Dio li benedirà; dimoreranno in pace e in sicurezza, perché nessuno li spaventerà e perché Dio abiterà con loro, come la sua presenza fu nel giardino dell’Eden con Adamo ed Eva (Apoc.21:3) “…perché, o monti dalle molte cime, guardate con invidia il monte che Dio ha scelto per sua dimora? Sì, il SIGNORE vi abiterà per sempre” (Slm.68:16). Nel millennio, Israele dominerà su tutte le nazioni della terra e tutti ii popoli proclameranno gli ebrei, beati, perchè Dio abiterà con loro “Ed essi saranno suo popolo e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio” (Apoc.21:3) e “Manda grida di gioia, rallegrati, o figlia di Sion, perché ecco, io verrò ad abitare in mezzo a te-, dice l’Eterno” (Zac.2:10).
Nel passato Israele si è mostrato ribelle, anche quando era avvertito dai servi di Dio, i profeti, non facendo attenzione ai rimproveri e alle minacce da parte di Dio e, per non essersi ravveduto, fu mandato in cattività. Il profeta dichiara per lo Spirito di Dio: “Avete usato parole dure contro di me-, dice l’Eterno. -Eppure dite: -Che cosa abbiamo detto contro di te? Avete detto: -E’ vano servire Dio; quale guadagno c’è nell’osservare i suoi comandamenti e ad andare vestiti a lutto davanti all’Eterno degli eserciti? Perciò noi proclamiamo beati i superbi. Non solo gli operatori d’iniquità prosperano, ma essi tentano pure Dio e sfuggono” (v.13-15).
Tutti i nomi degli ebrei, scelti, sono stati scritti nel libro della vita fin dalla creazione del mondo e quelli che saranno trovati nell’elenco, vivranno (Dan.12:1; Is.4:6). Gli israeliti quindi saranno salvati nell’ultima settimana delle settanta (Dan.9:24), quando Dio li nasconderà, li proteggerà e li nutrirà in un posto sicuro durante il regno satanico di 1260 giorni (Apoc.12:6). Il residuo, convertito, vedrà l’uccisione di tutti gli empi nella guerra di Armagheddon (Apoc.16:16; 19:11-21). Anche il salmista invita gli ebrei a sperare nel Signore, perché saranno innalzati, abiteranno la terra promessa ai loro Padri e vedranno lo sterminio degli empi: “Spera fermamente nell’Eterno e segui la sua via, ed egli t’innalzerà affinché tu erediti la terra; quando gli empi saranno sterminati, tu lo vedrai” (Slm.37:34). Dopo, essi saranno condotti nella nuova Gerusalemme, gioendo per tutte le cose che Dio farà per loro: ”Non si udrà più parlare di violenza nel tuo paese, né di devastazioni e di rovina entro i tuoi confini, ma chiamerai le tue mura “Salvezza” e le tue porte”Lode” (Is.60:18).
“Allora quelli che temevano l’Eterno si sono parlati l’un l’altro. L’Eterno è stato attento ed ha ascoltato e un libro di ricordo è stato scritto davanti a lui per quelli che temono l’Eterno e onorano il suo nome. –Essi saranno miei-, dice l’Eterno degli eserciti, -nel giorno in cui preparo il mio particolare tesoro, e li risparmierò, come un uomo risparmia il figlio che lo serve. Allora vedrete nuovamente la differenza che c’è fra il giusto e l’empio, fra colui che serve Dio e colui che non lo serve” (v.16-18).
Come Dio risparmierà gli Ebrei che ha scelto da tutte le Tribù, nascondendoli durante il regno di Satana (grande tribolazione) così proteggerà il popolo scelto nel tempo della Grazia, perché Gesù li rapirà prima che inizi la grande tribolazione, infatti, Gesù disse: “Vegliate dunque, pregando in ogni tempo, affinché siate ritenuti degni di scampare a tutte queste cose che stanno per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Lc 21:36). Per tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nella menzogna, la loro fine sarà nella guerra di Armagheddon, “Affinché siano giudicati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma si sono compiaciuti nella malvagità!” (2Tes.2:12).
Capitolo 4.
La profezia continua a proclamare il grande giorno dell’ira di Dio, quando tutti gli empi della terra, sentendosi forti e invincibili, saranno invece bruciati come stoppa (Is.1:31) nella battaglia di Armagheddon. Di tutti quelli che hanno camminato secondo il desiderio del proprio cuore, non sarà lasciata alcuna traccia, né radice. Viceversa, per tutti quelli che avranno creduto alla verità e che avranno temuto Dio, appartenenti al popolo di Dio sorgerà il sole della giustizia, in altre parole entreranno nel nuovo millennio di pace, dove ci sarà guarigione spirituale e salteranno di gioia come vitelli di latte. Gli empi invece cadranno, saranno calpestati come cenere (v.3) e saranno di pasto agli uccelli del cielo e alle bestie della terra, perché Dio farà un grande massacro (Ger.7:32). Prima che venga questo grande e spaventoso giorno dell’ira di Dio, l’Eterno promette ad Israele che non li lascerà soli. Infatti, Dio manderà nei primi 1260 giorni degli ultimi sette anni i due ulivi o unti (Zac.4:11-14; Apoc.11:4) per ricordare loro tutte le profezie. Elia sarà uno dei due ulivi o unti che sono presso il Signore di tutta la terra (v.5). Essi profetizzeranno e testimonieranno per 1260 giorni: dall’inizio dell’ultima settimana, sette anni prima del millennio, alla sua metà. Quando il tempo sarà terminato, la bestia li ucciderà, ma loro risorgeranno dopo tre giorni e mezzo e saliranno nei cieli (Apoc.11).
Sempre indirizzato al residuo scelto per vivere, Dio avvicinerà i padri verso i figli e i figli verso i padri, così essi si ricorderanno dei loro peccati e si pentiranno del male fatto.
Una terza parte del popolo di Dio, che si convertirà, il residuo scelto, sarà protetto e tenuto in vita anche durante la grande tribolazione, perché il Signore lo nasconderà lontano dal serpente antico, che è Satana (Apoc.12:6; Sof.2:39), per ripopolare la nuova Gerusalemme nel millennio. Un’altra terza parte invece cadrà per essere imbiancata e purificata (Dan.11:33), i martiri della grande tribolazione (Apoc 7:14; 12:4). L’ultima terza parte sarà formata da tutti gli empi, che hanno indurito il proprio cuore, rifiutando la salvezza e la Grazia offerta tramite il sacrificio di Gesù, il Messia e moriranno come Dio li ha destinati: uccisi nella guerra dalla spada del proprio compagno (Ez.38:21; Agg.2:22; Zac.14:23) .
MESSAGGIO
Tutte le promesse, i patti, l’adozione, la gloria e la legislazione appartengono a Israele (Rom.9:4), ma il popolo è stato incredulo, perciò Dio lo ha abbandonato, mentre noi, avendo creduto per fede, abbiamo usufruito delle loro promesse, essendo stati innestati in loro (Rom.11:17). I Giudei non accettarono Gesù come il Messia e non vollero riconoscerlo come il Figlio di Dio (Gv.1:11), pertanto gli israeliti non si ritennero degni della salvezza, che fu offerta a loro (Atti 13:46), quindi Dio li rigettò, abbandonandoli per sessantadue settimane nelle mani dei loro nemici. “Non come il patto che feci con i loro padri, nel giorno in cui li presi per mano per condurli fuori dal paese d’Egitto, perché essi non sono rimasti fedeli al mio patto, ed io li ho rigettati, dice il Signore” (Ebr.8:9).
Un tempo noi eravamo disubbidienti, come lo sono gli ebrei, ed eravamo così estranei alle promesse divine, ma abbiamo ricevuto misericordia, come indicato: “ma ora avete ottenuta misericordia, per la disubbidienza di costoro” (Rom.11:30) e abbiamo avuto la Grazia di Dio, per la fede in Gesù Cristo; per cui se noi perseverassimo fino alla fine, saremmo salvati. Se invece non credessimo, come fece Israele, rigettando il Figlio di Dio, anche noi saremmo allontananti da Dio per sempre (Ebr.4:11) per essere gettati nella geenna del fuoco (Apoc.20:15), “Ma tu, per la tua durezza ed il cuore impenitente, ti accumuli un tesoro d’ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio” (Rom.2:5).
La nostra speranza è che Dio ci preservi dall’ira futura e che, quando Gesù tornerà per prendere la sua sposa, noi ci troveremo pronti ed essere svegli per udire la sua chiamata. Saremo allora sempre uniti a Gesù per seguirlo ovunque Egli vada, per poi apparire con Lui nelle nuvole su dei cavalli bianchi, nella guerra di Armagheddon (Apoc.16:16), “Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra dei cavalli bianchi, ed erano vestiti di lino bianco e puro” (Apoc.19:14).
E’ di estrema importanza che “Chi crede nel Figlio ha vita eterna, ma chi non ubbidisce al Figlio, non vedrà la vita, ma l‘ira di Dio dimora su di lui “ (Gv.3:36).
Quelli che non credono nel Figlio di Dio, sono già condannati e non vedranno la vita. Quanti sono, invece, in questi giorni di apostasia, quelli che purtroppo credono alle bugie di Satana? Egli è un abile ingannatore che, con le sue mezze verità, ha sedotto Eva e continua a intrappolare tutto il mondo, proponendo che Gesù è lo stesso Dio e non il Figlio, facendo Dio bugiardo, perché Egli ha dato testimonianza del proprio Figlio (Gv.5:37; 1Gv.5:5,9). Infatti, l’apostolo Giovanni afferma anche: “Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo fa bugiardo, perché non crede alla testimonianza che Dio ha resa al proprio Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel Figlio suo. Chi ha il Figlio ha la vita; chi non ha il Figlio di Dio non ha la vita. Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1Gv.5:10-13) . Guai a tutti quelli che non credono, perché l’ira di Dio rimane su di loro (Gv.3:36).
A tal proposito ricordiamo che, come Dio ha abbandonato Israele nelle mani dei loro nemici e mandando i superstiti in esilio per sessantadue settimane, circa 1878 anni, perché non ubbidirono alla sua Parola e non riconobbero il Messia, come Figlio di_Dio (Gv.1:1), così farà agli increduli e “Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza?” (Ebr.2:3)
Attenzione quindi, perché “L’ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l’ingiustizia” (Rom.1:18).
Noi che abbiamo creduto e continueremo a credere in Gesù fino alla fine, senza essere ingannati dalla menzogna di Satana, riceveremo il premio che ci è stato preparato fin dalla fondazione del mondo. Non rimarremo confusi quando Gesù tornerà per raccogliere la sua Chiesa. Entreremo nel regno dell’amato Figlio di Dio, perchè: “Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio” (Col.1:13). Tutti quelli che invece hanno creduto alla menzogna, moriranno fisicamente e spiritualmente, perché saranno allontanati eternamente da Dio e saranno gettati nello stagno di fuoco, che arde con zolfo (Apoc.14:10; 21:8), chiamata morte seconda, per l’eternità.
Ravvediamoci perciò dai nostri peccati e ubbidiamo incondizionatamente alla sua Parola, che ci esorta oggi a non indurire i nostri cuori, se ascoltiamo la sua voce (Ebr.4:7) e a cercarlo con tutto il nostro cuore, mentre lo si può trovare.
Invocatelo, mentre è vicino (Is.55:6).